Articoli

Search Our Site

Il nostro socio Devid Monasso ha segnalato e documentato fotograficamente la grande presenza di gru in transito migratorio nelle nostre zone.
In questi giorni migliaia di questi maestosi uccelli, in stormi grandi e piccoli (anche di oltre 300 esemplari assieme), sono stati osservati transitare nel cielo sovrastante le più svariate località, inclusi i centri urbani dei quattro capoluoghi di provincia. Una speciale frequenza, tuttavia, riguarda le zone costiere e la Riserva Naturale “Foce dell’Isonzo” dove centinaia di soggetti hanno sorvolato le vaste piane fangose di marea e le zone di “Ripristino”.

Gru in volo. Foto di D. Monasso


Anche se gli stormi di gru sono alquanto chiassosi, non è sempre agevole avvistarli o ammirarli da vicino, in quanto non di rado si muovono verso l’alba o al tramonto, magari alti nel cielo o lontani sulle vaste distese delle “marine”.
Ciononostante in questi giorni molti visitatori dell’Isola della Cona e delle altre zone costiere e lagunari (ma non solo: non poche osservazioni si riferiscono infatti al Carso!) hanno avuto l’occasione di osservare, e in taluni casi fotografare o filmare, numerosissimi esemplari”.
La loro presenza, negli anni più recenti, è stata oggetto di un fenomenale incremento numerico, specialmente notevole per le vaste aree poco abitate del nord e nord-est del continente, dalla Germania, alla Scandinavia e alla Russia.
Con l’arrivo della stagione fredda e l’abbassamento delle temperature un numero crescente di stormi transita anche sui nostri territori, per raggiungere le principali zone di svernamento poste in nord-Africa e fare poi ritorno verso la fine dell’inverno.
Il picco del transito migratorio si è registrato negli anni scorsi all’inizio di marzo e quest’anno  ha avuto inizio, grosso modo, verso metò febbraio. Forse anche favoriti dall’aumento generalizzato delle temperature medie invernali, alcuni stormi di gru, da pochissimi anni, hanno cominciato a trascorrere i mesi più freddi anche in Italia, prediligendo in particolare le vaste aree palustri e quelle coltivate del delta padano e del Piemonte. Risale ai primi mesi del 2008 (da gennaio all’inizio di marzo) la presenza prolungata alla Cona di uno stormo composto da un cinquantina di individui, tra i quali uno marcato da nidiaceo in Estonia. Questo stormo tipicamente sostava di notte nelle aree allagate, al riparo da predatori terrestri (come fanno spesso anche le oche lombardelle), per poi trasferirsi nelle zone coltivate della pianura durante il giorno per alimentarsi. Il cibo è rappresentato in prevalenza da erbe e sostanze vegetali di varia natura, tra le quali spesso prevale il residuo di raccolti precedenti e vegetali di diversa natura, spesso reperiti ai margini dei campi.
Nell’arco di un mese sono transitate varie migliaia di soggetti, a dimostrazione del fatto che, gradatamente, la specie sta ricolonizzando siti anticamente frequentati e una rotta migratoria da tempo abbandonata.
Piace immaginare pertanto che èroprio il simbolo della nostra Associazione per la Conaservazione della Natura possa divenire nel prossimo futuro una presenza sempre più stabile nelle aree umide dell’Alto Adriatico.

Pin It

logo