Achille Cesarano è indubbiamente una persona originale. Istruttore professionale di volo ad Ancona e seguace di Angelo D’Arrigo, ne emula le gesta volando con gli uccelli.
Nell’ambito di una collaborazione con la Stazione Biologica Isola Cona, che cura gli aspetti scientifici, ha avviato quest’anno un’impresa spettacolare: la migrazione guidata di un piccolo stormo di oche dalla: “Cona ad Ancona” e viceversa. 

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In volo verso Ancona, foto A. Butera

Dopo mesi dedicati all’allevamento prima e allenamento poi, nelle aree circostanti il campo di volo d’origine, accompagnato dagli addetti della TV giapponese che sul tema sta preparando un filmato, Achille si è trasferito di recente con attrezzature ed uccelli, ma viaggiando in macchina, nei pressi della Foce Isonzo, a Fossalòn di Grado. Poi ha preso il volo all’alba del 6 ottobre scorso a bordo di un deltaplano a motore, in direzione sud-ovest, tallonato da 8 vocianti compagne che tentano di rimanere il più possibile allineate in formazione aerodinamica. Analogamente a quanto è stato fatto con gli ibis eremita a cura del “Waldrappteam”, l’idea di base è di insegnare ad uccelli allevati col metodo dello “imprinting sociale” una rotta di volo e verificare se questa sarà seguita successivamente e con quali modalità, una volta raggiunta la maturità sessuale.
La specie scelta in questo caso è l’ Oca grigia o “selvatica” (Anser anser), così detta per essere progenitrice di varie razze di oca domestica. Era già stata addomesticata e “geneticamente modificata” in epoche remote, ai tempi degli antichi egiziani, perché particolarmente predisposta a subire l’influenza umana nella fase sensibile dell’apprendimento precoce appena dopo la schiusa, senza perdere peraltro, se allevata in gruppo, la capacità di riprodursi poi con pieno successo.
Si tratta delle esperienze studiate ed analizzate inizialmente da Oskar Heinroth, poi da Konrad Lorenz e seguaci e nel nostro caso riadattate alla realtà attuale ed alla particolare geografia dell’Italia. Le oche grigie infatti migrano regolarmente, durante la stagione fredda, dall’Europa centrale o nord – orientale in direzione sud – ovest, attraversando la penisola con pochi scali, per raggiungere aree di svernamento essenzialmente poste nel nord-Africa, in Tunisia ed Algeria.
Fino a pochi anni fa, quando la specie era soggetta alla attività di caccia e le “oasi avifaunistiche” scarseggiavano, non esistevano in Italia popolazioni né svernanti né, tanto meno, nidificanti appartenenti a questa specie, che si presume però essere stata stanziale e numerosa in un passato più o meno remoto. Nell’arco degli ultimi decenni tuttavia molte cose sono cambiate: le oche sono state escluse nel dicembre 1977 dall’elenco delle specie cacciabili e, anche in conseguenza di numerosi rilasci, si sono gradatamente formate e consolidate alcune popolazioni residenti, specialmente, anche se non solo, lungo la costa alto-adriatica e nel Friuli Venezia Giulia: Marano, Grado ed in particolare, Foce dell’Isonzo.
Favorite dalla sempre più breve durata dei periodi veramente freddi ed alla quasi totale assenza di neve lungo le coste, queste popolazioni neo-costituite tuttavia non migrano. Si tratta quindi di verificare anzitutto se sia possibile indurre attraverso i meccanismi dell’apprendimento un comportamento diverso; secondariamente di verificare se le nozioni apprese prevalgano o meno sugli eventi meteorologici.
La domanda di fondo, infatti, riguarda il perché delle migrazioni e, se in linea di massima e sui lunghi periodi è spesso possibile affermare che si tratta di una risposta di sopravvivenza alle variazioni climatiche (sulla base di comportamenti adattativi) le eccezioni non mancano, come dimostra la storia naturale delle “nostre” oche grigie. In Austria, ad esempio, lo spostamento di intere popolazioni residenti nell’area del Neusiedlersee alla fine dell’estate avveniva, almeno in un primo momento, verso nord anziché – come ci si potrebbe aspettare – in direzione meridionale. Motivo: una discrepanza tra le date di apertura della stagione di caccia in diversi stati e la sorprendente e rapida capacità di adattamento a fattori di disturbo che poco o nulla hanno a che vedere col clima ed il sopraggiungere dell’inverno.
Si tratta in conclusione della notevole “intelligenza” di cui sono dotate determinate specie animali, evidentemente in grado di modificare il loro comportamento a seguito non solo di “prova ed errore” a livello di singoli individui, ma anche di trasmettere il risultato delle loro conoscenze apprese all’intera popolazione, per quanto numerosa questa possa essere.
Complessi meccanismi di apprendimento a livello sociale che funzionano addirittura nei confronti di specie simili ma differenti e che, nel corso della sperimentazione da pochi giorni avviata, si desidera indagare e meglio conoscere.

Con lo scopo di dimostrare, se me la passate, che le oche sono tutt’altro che… “oche” in definitiva!

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Achille Cesarano e le sue oche, foto F. Perco

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La partenza dal campo di volo a Fossalon di Grado, foto F. Perco

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Achille in volo con le sue oche, foto A. Butera

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In volo...foto A. Butera