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La notizia è che che un grande stormo di fenicotteri eurasiatici (Phoenicopterus roseus), oltre 200 soggetti, tra cui numerosi adulti dal brillante piumaggio salmonato e dalle ali nere e rosso fiammante, è stato avvistato nei giorni scorsi nella laguna di Grado, esplorando con qualche meno numerosa avanguardia anche la Valle Artalina, la Foce dell’Isonzo e persino il Golfo di Trieste, fino a Muggia.


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Un gruppo di fenicotteri fotografato presso la laguna di Grado. M. Schuff Thomann

Non è la prima volta che i fenicotteri si fan vedere da queste parti ma un numero così grande e per un periodo così lungo non era mai stato registrato.
Mentre scriviamo (5 maggio 2013), sembra infatti che lo stormo principale sia ancora presente e che apparentemente, sia intenzionato a “ottimamente” rimanere… più o meno a lungo.
Tutti conoscono, almeno in modo approssimativo, il Fenicottero inteso in senso generico: un appariscente uccello dalle forme e piumaggio assolutamente peculiari, che ha dato origine al mito della “araba fenice", certo grazie alle abitudini gregarie (talora, nei siti migliori, si tratta di migliaia o milioni di uccelli), congiunte a quelle migratorie: che fanno scomparire i grandi stormi “in massa” e nel “fuoco” del tramonto.
Sembra dunque che, dopo un periodo di assenza, come se fosse un unico, gigantesco animale, risorga letteralmente dalle ceneri.

Com’è veramente avvenuto, guarda caso, per il teatro “La Fenice” di Venezia.
Pochi sanno poi che questi mitici uccelli hanno ispirato tutta una serie di antichissime cronache, riportate con numerose varianti da molti autori, anche classici, non di rado attribuendo questa o quella peculiarità alla specie sbagliata.
Tra le tante merita ad esempio ricordarne una, che si riferisce alla reale e documentata presenza di emoglobina nel liquido lattiginoso che questi uccelli producono per alimentare i minuscoli pulcini appena usciti dall’uovo.

Un’abitudine, quella di “dare il sangue”, a seconda dei casi attribuita dagli antichi tanto alle cicogne che ai pellicani, che, secondo la leggenda, letteralmente “si svenano per alimentare la loro prole”.
Se non addirittura… gli anziani genitori, per i quali venivano scambiati gli inetti e parzialmente glabri nidiacei ormai grandi come gli adulti: simbolo ed esempio emblematico di amor parentale o filiale, a seconda dei casi.
Altra notevole caratteristica è rappresentata dal tipico colore rosa-salmonato, assai vivace, che il piumaggio dominante di varie specie di fenicottero di norma assume in presenza di cibo ricco di carotenoidi.
Nel caso dei soggetti ancor giovani o di animali allevati nei giardini zoologici, dove il cibo appropriato non sempre è disponibile, il piumaggio rimane biancastro e perciò poco vistoso.
Esistono al mondo cinque specie in tutto di “fenicottero”: vocabolo che letteralmente significa: “dalle rosse ali”. Sono geneticamente ed evolutivamente vicini agli Anseriformi (anatre, cigni ecc.), come si intuisce dalle zampe palmate e dal richiamo sonoro e rauco, simole a quello di un’oca.
Phoenicopterus roseus è il nome scientifico della specie eurasiatica che, storicamente, era diffusa sin dai tempi antichi nel bacino del Mediterraneo.
E’ tuttavia presente anche nell’Asia meridionale e in Africa, continente nel quale il “nostro” si aggiunge all’assai più numeroso Fenicottero minore (Phoeniconaias minor): così caratteristico dei vasti ed effimeri laghi sodici della Rift Valley.
Oltre alle zampe ad al collo lunghissimi è tipico dei fenicotteri di essere dotati di un becco non troppo lungo e curvato verso il basso, che consente loro di assumere il cibo, rappresentato da una specie di poltiglia formata da microscopici animali acquatici o sostanze vegetali, camminando nell’acqua anche relativamente profonda col collo piegato verso il basso e la punta del becco nella direzione opposta a quella di progressione.
Come avviene anche per parecchi anatidi, la lingua carnosa in continuo movimento, come uno stantuffo, accoppiata alle fitte lamelle presenti ai lati del becco, con funzione di filtro, consente a questi uccelli di selezionare ingenti quantità di cibo da altri uccelli non utilizzabile.
In Italia fino a qualche decennio trascorso il Fenicottero eurasiatico era in prevalenza limitato alla Sardegna ed al litorale tirrenico, dove tuttavia ha avuto modo di propagarsi specialmente al seguito della istituzione di una serie di aree protette.
Ridotte le uccisioni illegali e meglio regolamentata la caccia nelle zone umide (certo ha influito la chiusura a fine gennaio) questa specie, che si credeva propria di altri mari e non certo dell’Adriatico, ha progressivamente ri-colonizzato: dapprima le aree costiere pugliesi, quindi il delta padano e la laguna veneta.
E da pochi anni le prime avanguardie fanno con sempre maggiore frequenza la loro comparsa anche nella laguna del FVG.
Per stabilizzarsi in gran numero i Fenicotteri necessitano, oltre a rispetto e relativa tranquillità (ma sono tutto sommato abbastanza tolleranti) di abbondante cibo.
Questo nelle aree più vocate è di norma rappresentato dall’Artemia salina, un microscopico gamberetto che prospera nelle aree lagunari allagate da acqua marina e sottoposte a forte evaporazione, quindi caratterizzate da salinità particolarmente alta.
Si tratta in genere di stagni costieri o autentiche “saline”, dove la grande estensione e la bassa profondità delle zone periodicamente sommerse, collegate al clima caldo e poco piovoso, accentuano la concentrazione dei sali, creando le condizioni migliori per la propagazione dell’Artemia.
Negli anni recenti, tuttavia, si è visto che i fenicotteri possono prosperare anche alimentandosi di altro, ivi incluso ciò che possono trovare in stagni dolci o debolmente salmastri ovvero, ohimè, dell’alimento sparso a quintali dai cacciatori di valle… per far bottino di anatre.
E’ probabile che le nuove abitudini dipendano dall’incremento sorprendente delle popolazioni appartenenti a questa specie che, ormai, come residenti, mancano (per il Mare Adriatico), solo dalle lagune della Regione Friuli - Venezia Giulia.
Più di 3500 soggetti, infatti, erano presenti nella provincia di Venezia nel gennaio 2013 (in pieno inverno dunque!) ed è da pochissimi anni che questi pittoreschi uccelli di origini meridionali si riproducono con successo e in forma “coloniale” in alcune tra le principali “valli” anche a nord della città lagunare.
L’auspicio è che le differenze che ancora separano le nostre lagune da zone umide più famose (come ad esempio la Camargue, in Francia), progressivamente vadano riducendosi, con vantaggio non solo per la biodiversità ma anche per quelle forme di turismo ambientale, non di massa, che sembrano in definitiva essere le uniche in fase di incremento nella situazione economica attuale e che possano, se attentamente calibrate, veramente dirsi “sostenibili”!

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Circa 49 fenicotteri sono stati avvistati presso Valle Artalina il 29 aprile. G. Panunzio

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Questi mitici uccelli hanno ispirato molte leggende. M. Schuff Thomann

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I fenicotteri dalle lunghe zampe sembrano camminare sull'acqua poco prima di alzarsi in volo. M. Schuff Thomann

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Lo stormo avvistato presso la laguna di Grado è molto numeroso e speriamo preluda ad una futura nidificazione. M. Schuff Thomann

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La mattina del 30 aprile uno stormo di circa 49 fenicotteri è stato avvistato in volo dalla foce dell'Isonzo verso Valle Cavanata. N. Perco

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Un immenso stormo di fenicotteri minori presso il Lago Nakuru nella Rift Valley (Kenia-Africa), uno spettacolo che toglie il fiato. F. Perco

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I fenicotteri in volo sulle velme di fronte alla ciclabile di Rivalunga vicino al caneo (Fossalon - Grado). N. Perco

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